martedì 17 maggio 2011

la locandina di Openscience: meeting complexity

Scienza e pubblico al cinema, un dialogo riuscito al Sivori


Agli atti finali la rassegna cinematografica “Openscience: meeting complexity” che chiude con “Minority Report” di Steven Spielberg e “Moon”  di Duncan Jones. Ultimi ospiti Latella, Messidoro e Cingolani

                Genova 16 maggio 2011 – Con una partecipazione oltre le attese, si avvia a conclusione la rassegna cinematografica “Openscience: meeting complexity”, promossa dal Prof. Enzo Di Fabrizio, Direttore del Dipartimento di Nanostrutture dell’Istituto Italiano di Tecnologia e coordinatore del Progetto Europeo Single Molecule Detection. Iniziata il 3 marzo, giunge alla sua conclusione con due ultime proiezioni, il 19 maggio con Minority Report e il 26 maggio con Moon, al Cinema Sivori di Genova. Anche per le ultime proiezioni l’ingresso sarà gratuito con  200 posti a disposizione.

Con questi due ultimi film è anche tempo di bilanci: “Il pubblico ha voluto incontrare la scienza – dichiara Enzo Di Fabrizio – l’affluenza è stata numerosa e costante e gli spettatori hanno partecipato al dibattito con gli esperti fermandosi sino a notte fonda”. Tanti i temi affrontati nel dopo proiezione, dalle biotecnologie alla questione di genere nella scienza, dalle intercettazioni alla storia della fisica italiana.
“Soprattutto i film con scenari legati al nostro futuro, in particolare quelli riguardanti l’eugenetica e il controllo della salute o della privacy in una società ad alta tecnologia, hanno generato una forte interazione tra pubblico e relatore” – aggiunge Di Fabrizio. “Le pellicole con ambientazione storica, sono state invece lo spunto per riflettere sull'etica nell’utilizzo delle ricerche scientifiche e sul ruolo dello scienziato nella società e sulla versione moderna del concetto di libero arbitrio”.

Giovedì 19 maggio, il film “Minority Report”, regia di Steven Spielberg, sarà seguito da un dibattito sul cyber crime con Diego Latella, Segretario Nazionale dell’Unione degli Scienziati per il Disarmo; mentre giovedì 26 maggio, con “Moon” di Duncan Jones, sono previsti gli interventi di Pietro Messidoro, di Thales Alenia Space, e di Roberto Cingolani, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

mercoledì 30 marzo 2011

domani sera: tecnologia, intercettazioni e privacy

Intorno agli anni '60 Francis Ford Coppola scriveva la sceneggiatura di La Conversazione; l’idea gli era venuta quando seppe "di nuove tecnologie, di speciali microfoni che potevano essere puntati con estrema precisione come un fucile, sulla bocca di qualcuno molto lontano e che ne captavano il discorso". Un giovane Gene Hackman interpretava l'intercettatore, Harry Caul, che dopo vent'anni di successi, di ripetuto lavoro di precisione, di pedinamenti, di intercettazioni di persone di cui "non sapeva nulla", si lascia coinvolgere da un caso intraprendendo la via della sua caduta. L'intercettatore diventava alla fine l'intercettato, per cui ne faceva le spese non solo la propria privacy, ma anche la propria sanità mentale. Francis Ford Coppola dirà: "Mi sono accorto che anche io ero un intercettatore, perché mi intromettevo nella vita di questo Harry Caul".

Qualche anno più tardi, nel 1995, il Baltimore Sun uscì con un'inchiesta giornalistica sulle capacità di spionaggio della National Security Agency dal titolo "America's Fortress of Spies" (lo trovate qui); l'inchiesta solleticò la creatività di numerosi registi, tra cui Wim Wenders che uscì nel 1997 con The End of Violence (in italiano Crimini invisibili), e Tony Scott, fratello di Ridley, che nel 1998 portò nelle sale cinematografiche The enemy of the state (in italiano Nemico Pubblico). In quest'ultimo l'omaggio a La Conversazione di Coppola è chiaro: Gene Hackman veste infatti il ruolo di un ex agente del NSA con manie persecutorie.


Tony Scott ripropone il tema dell'intercettazione e della privacy in chiave moderna; la tecnologia si è fatta più piccola, quasi invisibile, e planetaria grazie ai satelliti. L'eroe è un avvocato per i diritti sindacali e i cattivi sono politici ossessionati dalla sicurezza dello stato nei confronti del terrorismo. Con un ritmo incalzante, Nemico Pubblico ci presenta la nostra società in tutte le sue contraddizioni. 

Domani sera, giovedì 31 marzo, al Cinema Sivori, ne parleremo con Luca Marini, Vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica.





martedì 22 marzo 2011

Ipazia e donne di scienza, giovedì 24 marzo, ore 20.30

Mentre i ricercatori di SMD portano avanti il progetto di ricerca, lavorando la domenica e durante la festa del 17 marzo, siamo arrivati al secondo appuntamento della rassegna "Openscience: meeting complexity". Giovedì 24 marzo, alle ore 20.30, presso il Cinema Sivori, sarà proiettato Agorà, la pellicola che il regista spagnolo Alejandro Amenabar ha voluto dedicare alla filosofa Ipazia d'Alessandria, donna di scienza vissuta tra il IV e il V secolo d.C.

"L'unica donna in una tradizione che, da Tolomeo a Galileo, resta esclusivamente maschile", aveva commentato Amenabar all'uscita del film. Una donna che la storia della scienza sta riscoprendo con ammirazione negli ultimi anni, e che si ritrova narrata in documenti antichi come nella Storia ecclesiastica del suo contemporaneo Socrate:

«Vi era una donna allora in Alessandria, il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadoche) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare» (tratto da Silvia Ronchey)

Una donna che però fu uccisa brutalmente, il corpo scarnificato, smembrato e dato al fuoco, da una società che usciva dal paganesimo per entrare in una cristianità primitiva in cui la Terra, e quindi l’uomo, doveva essere il centro di ogni cosa. Ipazia studiava il moto degli astri e s’interessava del sistema eliocentrico di Aristarco di Samo, cercava nuovi centri e nuove figure: non più il cerchio, da sempre la forma ritenuta perfetta e contenente un unico centro, ma l’ellissi, meno perfetta e che contiene due centri. Nel film di Amenabar le figure del cerchio e dell’ellissi seguono gli eventi: il cerchio è la figura che campeggia nei momenti in cui paganesimo, ebraismo e cristianesimo si scalzano l’un l’altro per occupare il centro di potere unico della società; l’ellissi arriva quando paganesimo e cristianesimo convivono, seppur per breve tempo, in modo pacifico; il cerchio ritorna alla fine, quando la morte di Ipazia simboleggia la supremazia della cristianità su qualsiasi altra confessione e potere temporale.




Donne di scienza sono le due relatrici della serata: Flavia Zucco e Katia Gallo. Zucco è la Presidente dell’Associazione Donne e Scienza, un’associazione di donne che come scopo principale quello di promuovere l’ingresso e la carriera delle donne nella ricerca scientifica. Gallo è una giovane ricercatrice italiana fuggita all’estero per potere realizzare la propria carriera scientifica. Con loro parleremo di questo, della donna nella società moderna, della passione per la scienza e delle difficoltà che a volte si trovano nel costruire al femminile la propria storia di vita. Ore 20.30, ingresso gratuito, al cinema Sivori.

giovedì 17 marzo 2011

Una prima con i fiocchi

Sarà perché il tema della serata era la genetica, che non è solo una questione di geni ma anche di caso - così ci ha spiegato il genetista Edoardo Boncinelli - il 3 marzo, la prima serata della nostra rassegna è andata bene. 130 partecipanti, un dibattito di un'ora, e commenti positivi la mattina dopo. Certo, le premesse erano buone, però in certe situazioni non si sa mai come va a finire. E infatti il giorno del debutto ha nevicato.

Giovedì pomeriggio ha iniziato a fioccare e a fare freddo; era una neve mista ad acqua che verso sera è diventata pioggia e vento. Il tempo perfetto per restare in casa, non per andare al cinema! Eppure, 130 persone hanno scelto di partecipare alla nostra rassegna. 130 persone hanno dimostrato che la volontà può vincere qualsiasi impedimento - e questa era in fondo la morale del film.

In Gattaca il vincitore, di fatto e di nome, è il protagonista: Vincent. Nato in un'epoca in cui l'eugenetica è una pratica diffusa e la società è principalmente composta da individui la cui identità e la propria storia di vita, viene determinata prima del concepimento grazie alla scelta dei  loro geni, Vincent rappresenta la negazione di tutto questo. E' un figlio dell'amore, un individuo concepito senza programmazione genica e perciò imperfetto: ha il 90% di probabilità di sviluppare una malattia cardiaca in età adulta. Vorrebbe diventare un astronauta, ma le sua caratteristiche geniche lo rendono un non-valido. Un non-valido per qualsiasi lavoro in realtà: quale azienda nella società perfetta rischierebbe di assumere un uomo che ha il 90% di probabilità di morire da un momento all'altro? Nessuna, se non un'impresa di pulizie. Per realizzare il suo sogno, Vincent assume l'identità di Jerome, individuo perfetto rimasto vittima di un incidente che lo ha reso paraplegico: suoi saranno il sangue, le urine, i capelli, e il nome.



"Il film è molto ben fatto", ha commentato Edoardo Boncinelli, "ma ci sono elementi che appartengono alla sola fantascienza". Per esempio, l'idea che i geni ci definiscano in maniera deterministica è un errore; nel passaggio tra le informazioni contenute nel DNA e l'espressione delle caratteristiche fisiche e intellettuali effettive di una persona, il caso ha un ruolo importante. Non tutto quello scritto nei geni si realizza. E non tutto quello che può accadere a una persona nella propria vita è scritto nei geni. Una corrispondenza così stretta si ha solo per alcune malattie, dette infatti malattie genetiche (per es. la Corea di Huntington, la Sindrome di Down e l'anemia falciforme). Inoltre, la lettura delle analisi del genoma, che nel film viene rappresentanta semplice quanto la lettura della lista della spesa, è al contrario un'attività che richiede competenze scientifiche di alto livello.

Gli interventi da parte del pubblico sono stati numerosi; alcuni hanno cercato il confronto con il Professore su pratiche biotecnologiche quali il silenziamento genico, che modifica in modo deterministico il DNA evitando  con certezza che un singolo gene possa esprimersi; altri hanno condiviso riflessioni sulla società rappresentata nel film - una società alla ricerca del meglio, che secondo Boncinelli è per alcuni versi simile alla nostra; infine ci si è domandati quanto sia importante la comunicazione corretta della genetica tramite i mass media, per evitare la nascita di cattive speranze o idee sbagliate nella società e il genetista non ha mancato a lamentarsi di un giornalismo scientifico italiano incapace di raccontare la scienza.



 

venerdì 25 febbraio 2011

aprire la scienza al pubblico, e viceversa

Cinema e scienza, un invito al pubblico in sei serate


Al via giovedì 3 marzo presso il Cinema Sivori di Genova
la rassegna che celebra l’incontro tra  l’arte cinematografica e i saperi scientifici,
promossa nell’ambito del progetto di ricerca SMD – Single Molecule Detection

            Genova, 25 febbraio 2011 – Incontrarsi al cinema per parlare di scienza e dei suoi effetti sulla società, questo l’obiettivo di Openscience: meeting complexity, l’iniziativa di divulgazione scientifica promossa dal Prof. Enzo Di Fabrizio, direttore del Dipartimento di Nanostrutture dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e coordinatore del Progetto Europeo Single Molecule Detection. Sei proiezioni e dieci relatori d’eccezione, a partire dal 3 marzo fino al 26 maggio 2011, presso il Cinema Sivori di Genova con ingresso gratuito.

Openscience: meeting complexity è una rassegna cinematografica che nasce tra le iniziative di comunicazione ideate per il progetto di ricerca SMD - Single Molecule Detection, finanziato dalla Commissione Europea all'interno del settimo programma quadro. SMD è un progetto di ricerca che ha lo scopo di costruire un dispositivo per il controllo e l'analisi di singole molecole per lo studio dei tumori; esso si sviluppa all'incrocio di diverse discipline quali la fisica e la biologia, la medicina e le nanotecnologie. «L'interdisciplinarità del progetto ci ha spinti a realizzare un'iniziativa di comunicazione che esprimesse l'incontro di più saperi e si allargasse verso il pubblico, e che contemplasse l’immaginario della scienza presente all’interno della nostra società e raccontato al meglio dall’arte cinematografica » dichiara Enzo Di Fabrizio, coordinatore del progetto. Ospiti della rassegna saranno, giuristi, giornalisti, scienziati impegnati in tematiche come la questione di genere nella scienza, il disarmo e la privacy. «Tramite la visione del film e l'interazione con il pubblico, il relatore interverrà come portatore di conoscenza, ma anche come cittadino testimone della rapida evoluzione della società moderna. L’ importanza della scienza e della tecnologia e la loro influenza sulla crescente complessità della nostra società, infatti, fanno emergere la necessità di incontro tra le personalità del mondo della cultura e i cittadini attraverso nuove forme di dialogo democratico» aggiunge Di Fabrizio.

Le sei opere cinematografiche in programma mostrano ciascuna un aspetto della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico o il loro effetto sul nostro futuro. Openscience: meeting complexity si aprirà giovedì 3 marzo con la proiezione di “Gattaca” di Andrew Niccol, film dedicato a possibili futuri eugenetici, accompagnata dall’intervento dal genetista Edoardo Boncinelli, Professore all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Gli appuntamenti proseguiranno poi, il 24 marzo, con“Agorà” di Alejandro Amenábar dedicato alla questione di genere nella scienza, sulla quale interverranno Flavia Zucco, Presidente dell’Associazione Donne e Scienza e Katia Gallo, nanotecnologa al Royal Institute of Technology di Stoccolma; mentre, il 31 marzo,  sarà “Public Enemy” di Tony Scott ad aprire il dibattito su intercettazioni e privacy con il giornalista Carlo Bonini di La Repubblica e il giurista Luca Marini, Vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica.

Gli incontri riprenderanno il 5 maggio con “I ragazzi di via Panisperna” di Gianni Amelio, ritratto della fisica italiana ai tempi di Enrico Fermi, introdotto dallo storico della scienza Enrico Bellone e dal fisico teorico Francesco Guerra, Professore all’Università di Roma La Sapienza. Il 19 maggio Diego Latella, Segretario Nazionale dell’Unione degli Scienziati per il Disarmo, anticiperà “Minority Report” di Steven Spielberg con un intervento sul cybercrime. Per la serata di chiusura, giovedì 26 maggio, dedicata ai viaggi nello spazio con “Moon” di Duncan Jones, si attende la conferma dell’astronauta ESA Samantha Cristoforetti ad accompagnare l’intervento del Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Roberto Cingolani.

Tutti gli incontri si terranno presso il Cinema Sivori del circuito cinema di Genova, in Salita Santa Caterina 12, alle ore 20.30 e ciascuna proiezione sarà seguita da un dibattito tra relatori e pubblico.

venite al cinema con noi?

venerdì 4 febbraio 2011

piccolezze al cinema

Nelle sale italiane esce oggi I fantastici viaggi di Gulliver, la rivisitazione del romanzo di Jonathan Swift che il regista americano Rob Letterman ha pensato per un pubblico giovane. La critica lo descrive molto incentrato sul contrasto piccolo-grande; i personaggi principali sono infatti Gulliver, l'uomo, impersonato dal robusto Jack Black, e i lillipuziani, uomini piccoli e operosi. (Sono del tutto assenti i riferimenti di critica sociale del buon Swift, non c'è traccia né dei giganti di Brobdingnag, né gli immortali struldbrug destinati a invecchiare sempre di più, né degli Houyhnhnm, cavalli perfetti che comandano gli uomini deformi Yahoos). Questa predilezione che il regista mostra per il contrasto dimensionale, ci ha portato a riflettere su come la fascinazione per le realtà piccolissime sia frequente nel cinema (e nella letteratura).

I lillipuziani di Swift erano alti 15 centimetri, piccoli rispetto all'uomo, eppure dei giganti se consideriamo che un secolo e mezzo dopo, Lewis Carroll riduceva le dimensioni di Alice a 8 centimetri, per condurla tra i bruchi e i grilli del mondo meraviglioso. Tre millimetri al giorno era invece la velocità di rimpicciolimento che subisce Scott Carey dopo essere stato colpito da un misterioso raggio elettromagnetico. Protagonista di The Shrinking man, il racconto di Richard Matheson scritto nel 1957 e diventato sceneggiatura subito dopo per il film dell'Universal Pictures, Scott subisce una riduzione illimitata, fino a diventare infinitesimo - il niente che eppure esiste. 
In Viaggio Allucinante (qui il trailer) il rimpicciolimento è controllato e diretto da un équipe di scienziati: un gruppo di medici a bordo del sommergibile Proteus viene ridotto a dimensioni micrometriche, affinché possa viaggiare all'interno del corpo di uno scienziato russo in coma e operarlo al cervello; la miniaturizzazione ha effetto per un tempo limitato e il sabotatore... La sceneggiatura fu riscritta in romanzo da Isaac Asimov, e alcune voci (qui) suggeriscono che Roland Emmerich stia lavorando a un remake prodotto da James Cameron (qui). La stessa idea era già stata ripresa nel divertente film di Joe Dante, Salto nel buio (qui), nel 1987. 

Più reali i mondi piccoli di Microcosmos (qui) uscito nel 1996. Mentre al confine tra scienza e fiction è invece DOT (qui), dove le riprese sono state effettuate tramite un "celloscopio", uno strumento per la ripresa continua di immagini al microscopio inventato dalla CellScope, e il soggetto è stato curato e realizzato dalla Aardman Animations.

Insomma, il fascino per il piccolo non è solo dei nanotecnologi, anche se per noi è quasi una vocazione. "Il mondo invisibile degli atomi e delle molecole" fu uno dei motivi che spinse Enzo Di Fabrizio a diventare un fisico, e il desiderio di "scoprire i processi della natura che non si vedono a occhio nudo" condussero Manola a studiare biotecnologie.

giovedì 3 febbraio 2011

abbiamo fatto il punto

Il 26 e il 27 gennaio tutti i ricercatori che lavorano a SMD si sono incontrati a Genova all'IIT. Un anno e mezzo fa il progetto veniva lanciato a Trieste, e mercoledì e giovedì si è fatto il punto sull'avanzamento lavori di fronte a un funzionario della Commissione Europea. L'incontro è servito sia a verificare lo stato della nostra ricerca, che a dimostrare che i soldi del contribuente europeo vengono spesi nella maniera più adeguata. Merito e trasparenza, insomma.

Dopo il breve discorso di apertura di Enzo Di Fabrizio, i gruppi di sono succeduti con interventi densi e chiari per circa nove ore il primo giorno, e altre cinque il secondo. C'eravamo noi che lavoriamo all'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, i due gruppi  tedeschi da Dortmund e Bochum, Adriana Gil di Nanotec Electronica da Madrid, il gruppo di Glasgow, i cari colleghi triestini del CBM e del CNR-INFM-TASC e gli amici dell'Università della Magna Grecia di Catanzaro. Lingua ufficiale: English, of course! 

Il punto di partenza dei due giorni è stato riassuntivo: il progetto ha l'obiettivo di costruire uno strumento che permetta di controllare e muovere singole molecole e nello stesso tempo analizzarle. Uno strumento cioè che sappia unire tecniche di "nano-manipolazione" (la molecola la prendo e la metto qua o là) e le tecniche di "nano-ottica" (illumino la molecola con luci ben precise) per potere realizzare una "spettroscopia" (le molecole assorbono o riflettono una certa luce a seconda della loro composizione). Alcuni di noi si occupano di sviluppare l'unione delle due tecniche, altri di costruire lo strumento, altri ancora di studiare le molecole di interesse, per esempio le proteine dei tumori. Quando lo strumento sarà pronto, potrà essere usato per la diagnosi precoce dei tumori.

Sull'unione delle due tecniche stiamo lavorando noi dell'IIT, alcuni del gruppo di UMG, del CNR-INFM-TASC, e di Bochum.
Il nostro gruppo, in particolare Remo Proietti, Francesco de Angelis, Marco Francardi e Manola Moretti hanno mostrato i dettagli della fabbricazione delle nanopunte, i miglioramenti che vi stanno apportando per renderle più efficienti nella spettroscopia Raman, gli sviluppi nella teoria dei polaritoni - come dice Remo, "in una struttura che sembra così semplice c'è molta teoria dietro"- e l'utilizzo delle nanopunte per lo studio delle forze molecolari interne alle proteine. (Manola usa spesso due parole, "tapping" e "fishing": intercettare e pescare, trovare e tirare, entrare in contatto e dispiegare - "unfold"). Martina Havenit e Diedrich Schmidt della Ruhr-Universitat di Bochum, stanno utilizzando le stesse punte ma associandola a una luce un po' più grossa (l'infrarosso).
Marco Lazzarino del TASC sta lavorando affinché la nanopunta si possa inserire al meglio in un Atomic Force Microscope pre-esistente. Nel curare la realizzazione materiale dello strumento, Lazzarino e il suo gruppo si appoggia alla pratica "industriale" di Adriana Gil di Nanotec Electronica.
Ma se le nanopunte vanno quasi a toccare materialmente le molecole da analizzare, Carlo Liberale (IIT) , Gobind Das (IIT) e Patrizio Candeloro (UMG) hanno presentato i risultati ottenuti fermando le molecole con l'optical tweezer, ovvero fasci di luce così stretti capaci di isolare e muovere singole molecole, mentre altra luce le illumina per fare spettroscopia Raman.

Allo studio delle molecole si dedicano invece il gruppo del CBM di Trieste con Vincent Torre, Marco Lazzarino e Monica Mazzolini, quello di Dortmund con Christof Niemeyer e Ljiljana Fruk, quello di Glasgow con Duncan Graham e il gruppo di Gianni Cuda di UMG. Le molecole interessate sono proteine legate a recettori di membrana cellulare, DNA e sviluppo di tumori. 

Per quest'ultimo caso, Gianni Cuda spiega: "la mutazione di un gene provoca l'insorgenza di un tumore se viene espressa la relativa proteina; avere un dispositivo che identifica la proteina anziché il gene, vuole dire avere uno strumento che riconosce il tumore non come probabilità, ma come evento in corso". La proteina presa in esame è quella legata ai tumori delle ovaie e dei polmoni.

martedì 1 febbraio 2011

gaga science satira

Manola ci ha mandato questo video con una raccomandazione: "da guardare quando non lavorate". Il video è una delle tante parodie di Bad Romance di Lady Gaga, ma questa volta il tema è la ricerca scientifica, in particolare i "bad project".
Su youtube il video ha guadagnato più di un milione di visualizzazioni, e qualcuno commenta: "sorry lady gaga, but they win". Lo crediamo anche noi!

giovedì 13 gennaio 2011

commenti 2.0

da oggi potete votare i nostri post in vero gergo 2.0: mi piace, non mi piace.
Intanto i nostri lettori salgono di numero, e ci piace!

lunedì 10 gennaio 2011

immagini nel buio

Anche oggi è una giornata cupa a causa della pioggia; la luce filtra debolmente attraverso le nuvole. Ma mentre i laboratori riprendono a riempirsi e i cervelli a liberarsi delle tracce di torpore vacanziero (ammesso che qualcuno abbia trovato il modo di trascurare le sfrenate elucubrazioni scientifiche tipiche dei progetti di ricerca con finanziamento a termine), ricominciamo a parlare di SMD.

Abbiamo recuperato un'immagine acquisita dai nostri Manola Moretti e Sergio Marras nei laboratori dell'IIT, raffigurante una goccia d'acqua contenente un filamento di DNA e appoggiata su una nano-colonna. 

L'immagine ha i colori originali: una scala di grigi. Si direbbe che è una giornata uggiosa anche là sotto, se non fosse che non è una fotografia ma un'immagine acquisita con il microscopio elettronico a scansione (SEM) e queste immagini sono tipicamente in toni di grigio. L'aspetto è simile a quello di una foto in bianco e nero, o in colori di seppia, ma la procedura e gli strumenti sono del tutto diversi.

Alle dimensioni nanometriche non è possibile utilizzare la macchina fotografica. Le consuete interazioni tra la luce e la materia a cui siamo abituati nel mondo macroscopico, sono irrealizzabili se il soggetto da fotografare ha dimensioni di pochi nanometri. L'onda della luce è infatti troppo grande per potere riflettersi e diffondersi dall'oggetto. I nano-oggetti piccoli esistono perlopiù nel buio e per percepirne la forma e la struttura bisogna sviluppare tecniche ottiche adatte alla scala: qui trovate ulteriori spiegazioni (nel prossimo post parleremo dei plasmoni di superficie).

Nel nostro caso, l'immagine è stata composta grazie all'interazione tra il fascio di elettroni emessi dal SEM e della goccia d'acqua sulla colonna contro cui sono stati inviati. Quando l'oggetto è colpito dagli elettroni, esso risponde in ogni punto con un'emissione di elettroni che viene registrata dalla strumento e inviata a un monitor per la visualizzazione. Grazie a un software informatico che sincronizza il fascio scandente e la risposta elettronica, l'immagine dell'oggetto viene acquisita punto dopo punto. Il tono di grigio dipende dall'intensità della risposta.

In conclusione, per non essere monotoni, ci affidiamo a Felice Frankel, ricercatrice al MIT e fotografa che nel 2009 ha pubblicato un libro di immagini intitolato No small matter: science at the nanoscale, dove i grigi sono stati sostituiti ad opera d'arte.