mercoledì 30 marzo 2011

domani sera: tecnologia, intercettazioni e privacy

Intorno agli anni '60 Francis Ford Coppola scriveva la sceneggiatura di La Conversazione; l’idea gli era venuta quando seppe "di nuove tecnologie, di speciali microfoni che potevano essere puntati con estrema precisione come un fucile, sulla bocca di qualcuno molto lontano e che ne captavano il discorso". Un giovane Gene Hackman interpretava l'intercettatore, Harry Caul, che dopo vent'anni di successi, di ripetuto lavoro di precisione, di pedinamenti, di intercettazioni di persone di cui "non sapeva nulla", si lascia coinvolgere da un caso intraprendendo la via della sua caduta. L'intercettatore diventava alla fine l'intercettato, per cui ne faceva le spese non solo la propria privacy, ma anche la propria sanità mentale. Francis Ford Coppola dirà: "Mi sono accorto che anche io ero un intercettatore, perché mi intromettevo nella vita di questo Harry Caul".

Qualche anno più tardi, nel 1995, il Baltimore Sun uscì con un'inchiesta giornalistica sulle capacità di spionaggio della National Security Agency dal titolo "America's Fortress of Spies" (lo trovate qui); l'inchiesta solleticò la creatività di numerosi registi, tra cui Wim Wenders che uscì nel 1997 con The End of Violence (in italiano Crimini invisibili), e Tony Scott, fratello di Ridley, che nel 1998 portò nelle sale cinematografiche The enemy of the state (in italiano Nemico Pubblico). In quest'ultimo l'omaggio a La Conversazione di Coppola è chiaro: Gene Hackman veste infatti il ruolo di un ex agente del NSA con manie persecutorie.


Tony Scott ripropone il tema dell'intercettazione e della privacy in chiave moderna; la tecnologia si è fatta più piccola, quasi invisibile, e planetaria grazie ai satelliti. L'eroe è un avvocato per i diritti sindacali e i cattivi sono politici ossessionati dalla sicurezza dello stato nei confronti del terrorismo. Con un ritmo incalzante, Nemico Pubblico ci presenta la nostra società in tutte le sue contraddizioni. 

Domani sera, giovedì 31 marzo, al Cinema Sivori, ne parleremo con Luca Marini, Vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica.





martedì 22 marzo 2011

Ipazia e donne di scienza, giovedì 24 marzo, ore 20.30

Mentre i ricercatori di SMD portano avanti il progetto di ricerca, lavorando la domenica e durante la festa del 17 marzo, siamo arrivati al secondo appuntamento della rassegna "Openscience: meeting complexity". Giovedì 24 marzo, alle ore 20.30, presso il Cinema Sivori, sarà proiettato Agorà, la pellicola che il regista spagnolo Alejandro Amenabar ha voluto dedicare alla filosofa Ipazia d'Alessandria, donna di scienza vissuta tra il IV e il V secolo d.C.

"L'unica donna in una tradizione che, da Tolomeo a Galileo, resta esclusivamente maschile", aveva commentato Amenabar all'uscita del film. Una donna che la storia della scienza sta riscoprendo con ammirazione negli ultimi anni, e che si ritrova narrata in documenti antichi come nella Storia ecclesiastica del suo contemporaneo Socrate:

«Vi era una donna allora in Alessandria, il cui nome era Ipazia. Costei era figlia di Teone, filosofo in Alessandria, ed era giunta a un tale culmine di sapienza da superare di gran lunga tutti i filosofi della sua cerchia, ricevere in eredità (diadoche) l'insegnamento della scuola platonica derivante da Plotino, esporre a un libero uditorio tutte le discipline filosofiche [...]. Da ogni parte accorrevano a lei quanti volevano filosofare» (tratto da Silvia Ronchey)

Una donna che però fu uccisa brutalmente, il corpo scarnificato, smembrato e dato al fuoco, da una società che usciva dal paganesimo per entrare in una cristianità primitiva in cui la Terra, e quindi l’uomo, doveva essere il centro di ogni cosa. Ipazia studiava il moto degli astri e s’interessava del sistema eliocentrico di Aristarco di Samo, cercava nuovi centri e nuove figure: non più il cerchio, da sempre la forma ritenuta perfetta e contenente un unico centro, ma l’ellissi, meno perfetta e che contiene due centri. Nel film di Amenabar le figure del cerchio e dell’ellissi seguono gli eventi: il cerchio è la figura che campeggia nei momenti in cui paganesimo, ebraismo e cristianesimo si scalzano l’un l’altro per occupare il centro di potere unico della società; l’ellissi arriva quando paganesimo e cristianesimo convivono, seppur per breve tempo, in modo pacifico; il cerchio ritorna alla fine, quando la morte di Ipazia simboleggia la supremazia della cristianità su qualsiasi altra confessione e potere temporale.




Donne di scienza sono le due relatrici della serata: Flavia Zucco e Katia Gallo. Zucco è la Presidente dell’Associazione Donne e Scienza, un’associazione di donne che come scopo principale quello di promuovere l’ingresso e la carriera delle donne nella ricerca scientifica. Gallo è una giovane ricercatrice italiana fuggita all’estero per potere realizzare la propria carriera scientifica. Con loro parleremo di questo, della donna nella società moderna, della passione per la scienza e delle difficoltà che a volte si trovano nel costruire al femminile la propria storia di vita. Ore 20.30, ingresso gratuito, al cinema Sivori.

giovedì 17 marzo 2011

Una prima con i fiocchi

Sarà perché il tema della serata era la genetica, che non è solo una questione di geni ma anche di caso - così ci ha spiegato il genetista Edoardo Boncinelli - il 3 marzo, la prima serata della nostra rassegna è andata bene. 130 partecipanti, un dibattito di un'ora, e commenti positivi la mattina dopo. Certo, le premesse erano buone, però in certe situazioni non si sa mai come va a finire. E infatti il giorno del debutto ha nevicato.

Giovedì pomeriggio ha iniziato a fioccare e a fare freddo; era una neve mista ad acqua che verso sera è diventata pioggia e vento. Il tempo perfetto per restare in casa, non per andare al cinema! Eppure, 130 persone hanno scelto di partecipare alla nostra rassegna. 130 persone hanno dimostrato che la volontà può vincere qualsiasi impedimento - e questa era in fondo la morale del film.

In Gattaca il vincitore, di fatto e di nome, è il protagonista: Vincent. Nato in un'epoca in cui l'eugenetica è una pratica diffusa e la società è principalmente composta da individui la cui identità e la propria storia di vita, viene determinata prima del concepimento grazie alla scelta dei  loro geni, Vincent rappresenta la negazione di tutto questo. E' un figlio dell'amore, un individuo concepito senza programmazione genica e perciò imperfetto: ha il 90% di probabilità di sviluppare una malattia cardiaca in età adulta. Vorrebbe diventare un astronauta, ma le sua caratteristiche geniche lo rendono un non-valido. Un non-valido per qualsiasi lavoro in realtà: quale azienda nella società perfetta rischierebbe di assumere un uomo che ha il 90% di probabilità di morire da un momento all'altro? Nessuna, se non un'impresa di pulizie. Per realizzare il suo sogno, Vincent assume l'identità di Jerome, individuo perfetto rimasto vittima di un incidente che lo ha reso paraplegico: suoi saranno il sangue, le urine, i capelli, e il nome.



"Il film è molto ben fatto", ha commentato Edoardo Boncinelli, "ma ci sono elementi che appartengono alla sola fantascienza". Per esempio, l'idea che i geni ci definiscano in maniera deterministica è un errore; nel passaggio tra le informazioni contenute nel DNA e l'espressione delle caratteristiche fisiche e intellettuali effettive di una persona, il caso ha un ruolo importante. Non tutto quello scritto nei geni si realizza. E non tutto quello che può accadere a una persona nella propria vita è scritto nei geni. Una corrispondenza così stretta si ha solo per alcune malattie, dette infatti malattie genetiche (per es. la Corea di Huntington, la Sindrome di Down e l'anemia falciforme). Inoltre, la lettura delle analisi del genoma, che nel film viene rappresentanta semplice quanto la lettura della lista della spesa, è al contrario un'attività che richiede competenze scientifiche di alto livello.

Gli interventi da parte del pubblico sono stati numerosi; alcuni hanno cercato il confronto con il Professore su pratiche biotecnologiche quali il silenziamento genico, che modifica in modo deterministico il DNA evitando  con certezza che un singolo gene possa esprimersi; altri hanno condiviso riflessioni sulla società rappresentata nel film - una società alla ricerca del meglio, che secondo Boncinelli è per alcuni versi simile alla nostra; infine ci si è domandati quanto sia importante la comunicazione corretta della genetica tramite i mass media, per evitare la nascita di cattive speranze o idee sbagliate nella società e il genetista non ha mancato a lamentarsi di un giornalismo scientifico italiano incapace di raccontare la scienza.